LEuropa
informatica e lItalia:
Problemi
e prospettive
Cagliari
21-22 marzo 1997
Convegno
Internazionale
Intervento
del Professor Schiavone
Desidero, anzitutto ringraziare
lUniversità degli studi di Cagliari, la Facoltà di Scienze Politiche
e in particolare il Professor Duni. Ringrazio inoltre il Rettore che
ha avuto parole così gentili nei confronti dellIstituto che presiedo,
e lassociazione Teleamministrazione. Per quello che riguarda lo
stimolo alla realizzazione di questa iniziativa - anche con un appoggio
di carattere finanziario - un grazie sentito va alla Regione Autonoma
della Sardegna. LIstituto De Gasperi, attivo fin dai primi anni
50, vuole aprire una nuova frontiera per quello che riguarda la
sua sfera di interesse, il nostro Istituto era sorto in una prospettiva
che si limitava, nella sua fase iniziale, a quelli che erano gli aspetti
essenzialmente giuridici della integrazione europea, aspetti giuridici
arricchiti da qualche pennellata ideale e sentimentale che certamente
non guastava ma che oggi non sarebbe più sufficiente. Abbiamo quindi
avuto un progressivo ampliamento dei nostri interessi, oltre lorientamento
strettamente giuridico, per approfondire aspetti economici, storici
e politici dellintegrazione europea. In questo quadro mi sembra
che opportunamente si collochi un convegno dedicato alle telecomunicazioni
e allinformatica, naturalmente in quella che è la nostra prospettiva
che è una prospettiva europea; ma, come ricordava giustamente il Professor
Contini, è forse anche qualche cosa di più, di una prospettiva strettamente
europea. In effetti, il nostro Istituto continua a chiamarsi Istituto
di Studi Europei ma ormai già da alcuni anni potrebbe aggiungersi Istituto
di Studi Europei e Internazionali alla sua denominazione poiché abbiamo
sempre seguito in modo particolare le relazioni esterne delle Comunità
Europee e oggi dellUnione Europea. Questo convegno rappresenta
pertanto un tentativo di approccio interdisciplinare, chiamando varie
voci e varie esperienze per considerare il problema nei suoi vari aspetti
e rendersi conto del carattere globale dei temi in discussione. Il settore
delle telecomunicazioni è entrato ormai tra le politiche dellUnione
Europea e tra le politiche del resto del mondo, a comunicare dai paesi
più industrializzati del gruppo dei sette (il G7). Queste politiche
riguardano sia un interesse generale di promozione del settore delle
telecomunicazioni sia il tentativo di fissare delle regole, a cominciare
appunto dalle regole della concorrenza, con un itinerario di liberalizzazione
per tappe che dovrebbe toccare il punto cruciale del 1998 con la liberalizzazione
delle infrastrutture e dei servizi di telecomunicazione. Tutta la materia
delle regole che presiederanno a questo mercato rientra tra le competenze
della Unione Europea sulla base del Trattato che rappresenta la cornice
giuridica naturale entro la quale si deve inserire lazione di
Paesi Membri. LItalia attraversa oggi, anche in questo campo,
una fase di transizione e di contraddizione; è certamente un enorme
mercato, con altissime potenzialità anche tecnologiche, ma si trova
alle prese simultaneamente con i problemi della modernizzazione, con
luso del cavo - al quale accennava molto opportunamente lIngegner
Berretta nella sua conferenza stampa di questa mattina - con le sfide
della liberalizzazione e della privatizzazione. Linizio ufficiale
di una politica comunitaria in materia di telecomunicazioni risale al
1984; a partire da questa data possiamo individuare grosso modo tre
grandi fasi: la prima, che si è avviata alla fine dello stesso 1984
con ladozione da parte del Consiglio dei Ministri del primo programma
di azione in materia di telecomunicazioni; la seconda, iniziata nel
1987 con la pubblicazione del Libro Verde della Commissione sullo sviluppo
del mercato interno delle apparecchiature e dei servizi di telecomunicazioni
e con la risoluzione del Consiglio del Ministri del giugno 1988; nel
1993, si è aperta la terza fase, al termine di un processo di riesame
di tutto il settore delle telecomunicazioni iniziato nel 1992 con la
pubblicazione di un rapporto specifico della Commissione. Il riesame
della politica comunitaria in materia di telecomunicazioni è stato oggetto
poi di una risoluzione del Consiglio dei Ministri del luglio 1993 con
la quale sono stati tracciati nuovi orientamenti della politica comunitaria
del settore; questi stessi orientamenti oggi li dobbiamo considerare
alla luce di quellobbiettivo politico che è fissato dal Libro
Bianco su crescita, competitività e occupazione, cioè realizzare la
società europea dellinformazione. Appunto nel Libro Bianco era
presente la prima occasione nella quale nel linguaggio comunitario,
veniva introdotta lespressione "società dellinformazione".
Ci si propone, con questo documento adottato dal Consiglio Europeo di
Bruxelles nel dicembre 1993, di adottare una strategia comunitaria per
permettere allEuropa di uscire dalla grave recessione economica,
identificando le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo.
A questo ha fatto seguito il c.d. rapporto Bangemann che ha identificato
una serie di provvedimenti urgenti la deregolamentazione, la liberalizzazione
e la privatizzazione. E un approccio essenzialmente liberale quello
del rapporto Bangemann, che fa perno sullattività del settore
privato e sugli investimenti dello stesso settore privato. Le raccomandazioni
del rapporto Bangemann sono molto numerose, tra laltro anche per
quello che riguarda, e se ne parlerà anche in questo convegno, la problematica
della protezione elettronica e giuridica e la sicurezza dei dati. Per
quello che riguarda i settori di applicazione prioritaria, il rapporto
Bangemann aveva identificato dieci settori che ora brevemente ricordo:
il telelavoro, linsegnamento a distanza, le reti tra Università
e centri di ricerca, i servizi telematici per le piccole e medie imprese,
la gestione del traffico stradale, il controllo della navigazione aerea,
le reti di sanità, linformatizzazione delle gare di appalto, le
reti transeuropee tra amministrazioni pubbliche e le autostrade urbane
dellinformazione. Erano queste le priorità che indicava il rapporto
Bangemann; da allora ci sono stati sviluppi dei quali si parlerà nel
corso di questo convegno. Evidentemente, occorre non lasciarsi sedurre
troppo da questi abbacinanti scenari delle telecomunicazioni e della
informatica. Parlavamo appena ieri sera con i partecipanti ad un seminario
sui diritti umani e la cooperazione allo sviluppo, realizzato dalla
Professoressa Zedda, ricordiamo che cè una parte consistente della
popolazione del mondo, secondo le stime più recenti un miliardo e trecento
milioni di persone, che vivono al di sotto della soglia minima della
povertà, considerando questa soglia a 370 dollari di reddito pro capite
allanno, vale a dire nel migliore dei casi un dollaro al giorno.
E chiaro che per queste persone linformatica e le telecomunicazioni
non esistono oggi, non esisteranno domani, né forse neanche dopo domani
e questo è certamente un aspetto che dobbiamo considerare. Cè
una constistente fascia di popolazione mondiale che resterà per lungo
tempo esclusa da tutto questo. Ci sono poi anche gli effetti negativi:
non a caso, a fine novembre 1996, il Consiglio dei Ministri dellUE,
riunito a livello dei Ministri delle comunicazioni, ha adottato, tra
laltro, una risoluzione relativa ai contenuti illegali e nocivi
di Internet, al fine tra laltro di proteggere i minori. Il Consiglio,
inoltre, ha invitato gli Stati membri dellUE a incoraggiare e
facilitare luso di sistemi di prevenzione, di filtraggio e di
codifica nel campo dei nuovi mezzi. Non dobbiamo certamente ignorare
tutti questi importanti aspetti negativi. Tutto ciò si colloca in uno
scenario nuovo, che viene definito ormai da, un termine - idolo e spauracchio
al tempo stesso - che è la globalizzazione. Altri ne parleranno e ne
discuteranno in questo convegno: qui ci si può limitare a sottolineare
allinizio dei lavori come i fenomeni a cui abbiamo fatto riferimento,
sia pure molto succintamente, sono fenomeni che minacciano sempre di
più lintegrità di ciascuno Stato nazionale, quale centro unificante
e unificatore, sia della politica interna, sia della politica estera.
Basti solo pensare allimmigrazione illegale ai mutamenti climatici,
alla globalizzazione delle telecomunicazioni che riducono sempre di
più le possibilità di un popolo di controllare il proprio destino. I
governanti possono procedere, se necessario, con tutta una serie di
provvedimenti e "manovre", ma tutto questo si colloca in un
ambito che è sempre più condizionato da quello che si svolge sul piano
internazionale. Questo riguarda, tra laltro gli studiosi di diritto
internazionale, che vedono la creatura sulla quale hanno basato per
secoli i propri ragionamenti, e cioè lo Stato nazionale, diventare unentità
sempre più evanescente e condizionata da una pluralità di fattori. Sono
questi alcuni dei problemi che certamente questo Convegno non pretende
risolvere, ma semplicemente porre alla vostra attenzione per stimolare
una riflessione e un dibattito.