Convegno di studi
INFORMATION TECNOLOGY:
EVOLUZIONE ED IMPLICAZIONI PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Cagliari - Nuoro: 5-6 novembre 1992
Giovanni DUNI
Ordinario di diritto amministrativo - Fac. di Scienze Politiche
La teleamministrazione, ovvero l’amministrazione senza carta.
Prima di iniziare vorrei fare una breve premessa sul titolo che ho
scelto per la mia esposizione. Quell’"ovvero", posto
tra teleamministrazione ed amministrazione senza carta sta in fatti
a sottolineare che — pur se è possibile astrattamente
individuare delle differenze concettuali tra un’espressione
e l’altra — nella realtà non è possibile
perseguire uno dei due obbiettivi indipendentemente dall’altro
ed entrambi finiscono quindi con l’identificarsi l’uno
con l’altro.
Infatti è ovvio che un’amministrazione telematica non
può operare senza documenti redatti in forma elettronica (a
parte l’eventuale uso di telefax; ma è chiaro che non
si può ipotizzare un’amministrazione che punti tutto
il suo progresso organizzativo sul fax). Meno ovvio potrebbe apparire
l’inverso: un’amministrazione potrebbe decidere che gli
atti vengano redatti su computer e non più su carta, magari
per tentare di superare problemi di spazio negli archivi. (L’unico
software utilizzato, secondo l’ipotesi, sarebbe un word processor).
Ebbene possiamo dire con assoluta certezza che — se questa ipotetica
amministrazione non crea anche una rete di comunicazione tra tutti
gli uffici interessati (una rete, appunto, di teleamministrazione)
— avrà sempre e continuamente bisogno di trasferire gli
atti elettronici su carta, per spostarli da un ufficio all’altro.
L’ipotesi che possa fare circolare floppy disks è puramente
teorica, dato che si creerebbe quasi sempre ancora più confusione
rispetto alla precedente situazione degli atti su carta.
Ecco perché è necessario ribadire sempre che un’amministrazione
senza carte è possibile solo se si crea una rete che renda
disponibile telematicamente a tutti gli uffici interessati gli atti
elettronici che vengono redatti. Lo stesso progetto pilota proposto
nel libro che oggi viene presentato, punta ad un sistema di teleamministrazione
nei limiti in cui gli atti devono circolare all’interno dell’amministrazione
ove si svolge l’esperimento. Non appena sarà necessario
un contatto con altra amministrazione sarà giocoforza stampare
copia su carta degli atti elettronici che devono essere trasmessi
all’amministrazione con la quale manca (ancora) il collegamento
telematico.
Con questa premessa penso di avere fatto un chiarimento preliminare
che potrà rendere più spedita la relazione.
Molti autorevoli studiosi hanno affermato che l’informatica
ha aperto una nuova era nella storia dell’umanità. Sono
d’accordo con questa affermazione, ma devo subito aggiungere
che — affinché si realizzi una rivoluzione della qualità
della vita, incidendo quindi sensibilmente sul singolo cittadino,
(presupposto perché si possa parlare di "nuova era")
— è necessario, come mi accingo a dimostrare, un passo
avanti decisivo, verso una meta ben precisa: ossia verso il superamento
della fase puramente informatica, per passare alla successiva fase
dell’attività svolta direttamente nella forma elettronica.
Il passaggio non è di poco conto: l’informatica, almeno
nella sua concezione originaria, è informazione automatica,
su dati raccolti, siano essi atti giuridici, eventi, notizie. Mentre
eventi e notizie daranno ancora spazio all’informatica tradizionale,
gli atti non saranno più preparati su carta e poi immessi in
banca dati come notizia:: saranno invece redatti direttamente in forma
elettronica.
Questa attività se viene svolta a distanza (grande o piccola
che sia) rispetto alle sedi della memorizzazione ed elaborazione,
significa telelavoro. Se si tratta di attività amministrativa
sembra allora appropriato chiamarla teleamministrazione.
Quest’ultimo termine è da me proposto nel libro che viene
oggi presentato; è già stato accolto dagli addetti ai
lavori, tant’è che è indicato come tema di relazione
nel prossimo congresso internazionale della Corte di Cassazione (Roma
- maggio 1993).
Questo importante convegno — che si svolge ogni 5 anni per fare
il punto dei progressi nel mondo dell’informatica applicata
al diritto — tratterà di tutti i tipi di atti in forma
elettronica: dei contratti; degli atti giudiziari e, soprattutto,
degli atti amministrativi. La teleamministrazione, appena nata come
concetto e come terminologia, viene quindi posta all’attenzione
della più qualificata platea internazionale nel campo dell’informatica
giuridica.
Dico che si parlerà soprattutto degli atti amministrativi non
per togliere nulla all’importanza che ha il problema dell’eccesso
di carte e delle tante disfunzioni in settori diversi, a cominciare
da quello commerciale (il Prof. Antonio A. Martino, incollando uno
dietro l’altro i documenti necessari per la vendita di un’auto
straniera, ha creato uno striscione di 20 metri). Ma non occorrono
troppe parole per dimostrare che il mondo veramente sommerso dalle
carte è quello della pubblica amministrazione.
Ma perché l’informatica non ha dato tutti i risultati
sperati ed ha lasciato l’amministrazione pubblica nella situazione
ben nota di bassissima produttività? L’Italia non spende
più della Francia per la Pubblica Amministrazione, ma —
mentre la P.A. francese fornisce servizi di alta efficienza —
quella italiana è notoriamente uno dei principali motivi di
arretratezza del nostro Paese ed ha giocato un peso non indifferente
nel farlo retrocedere agli ultimi gradini tra le nazioni progredite.
La risposta al quesito risiede nella scarsa collaborazione che vi
è stata tra giuristi ed informatici. Il sistema normativo degli
atti e delle procedure non è stato modificato per dare spazio
all’utilizzazione delle tecniche informatiche in modo davvero
efficace e produttivo. Ecco dunque che si è creato un ‘doppio
binario’: quello dell’attività tradizionale cartacea,
che doveva continuare necessariamente come prima, e quello delle banche
dati, nelle quali andava ricopiato quanto redatto su carta, al fine
di renderlo disponibile come notizia e come dato per varie operazioni
informatiche. Come si vede, quindi, doppia attività, che talvolta
non compensa i benefici del maggior lavoro derivante dalla memorizzazione
dei dati. Altra forma di doppio binario si verifica quando l’atto
è redatto in forma elettronica, nel senso che è preparato
sfruttando dati memorizzati nell’elaboratore, ma poi, in ossequio
alle norme vigenti, viene stampato come bozza di atto, per divenire
vero e proprio atto solo con l’apposizione di firme, timbri
e sigilli. Firme certo che non significano mai reale controllo dei
contenuti, ma solo fiducia nell’esattezza dei dati a suo tempo
immessi nell’elaboratore e nella loro gestione. A volte, con
ulteriore passaggio, questo stesso atto viene memorizzato, come notizia
dell’avvenuta firma.
Il progetto di teleamministrazione mira ad eliminare tutte le fasi
cartacee, previo adeguamento del sistema normativo che disciplina
atti e procedimenti. Ma, come vedremo, l’eliminazione delle
carte non è il solo obbiettivo, o per lo meno non è
un obbiettivo fine a sé stesso: realizzando un sistema di atti
amministrativi elettronici, si conseguono i presupposti per una efficienza
dell’attività amministrativa che non ha confronti con
quella attuale e si possono realizzare concretamente gli obbiettivi
della legge 241/90 (riforma delle procedure amministrative), quali
la responsabilizzazione, la trasparenza, lo snellimento delle procedure.
Occorre però decidersi a fare questo passo. La situazione in
cui oggi ci troviamo è paragonabile a quella che si verificò
quasi 3.000 anni fa con l’invenzione della scrittura. I nostri
studiosi fanno risalire a quei tempi il passaggio dalla storia alla
preistoria. L’invenzione della scrittura non fu solo un presupposto
per la migliore conoscenza che oggi abbiamo degli eventi antichi:
fu anche, infatti, un evento di progresso decisivo dell’umanità,
perché consentì la conservazione su documenti scritti
delle esperienze prima affidate esclusivamente alla tradizione orale
o tutt’al più ai disegni.
Certamente la scrittura non si affermò da un giorno all’altro:
i difensori del sistema della tradizione orale sottolinearono sicuramente
la deperibilità delle tavolette di cera; la combustibilità
dei papiri e delle pergamene... Così come oggi i critici dell’informatica
globale ci presentano lo spauracchio della catastrofe che deriverebbe
dalla perdita degli archivi elettronici per smagnetizzazioni, incendi,
guasti di ogni tipo.
La tecnica ha oggi la risposta per tutti questi problemi, ed anche
per il problema più specifico ed essenziale nella pubblica
amministrazione: la garanzia di autenticità degli atti in forma
elettronica.
Chi inventò la scrittura (anzi, le scritture: anche all’epoca
c’erano - ed in parte sono rimasti - scritture diverse, come
i diversi sistemi operativi attuali) non aveva il programma di rivoluzionare
il mondo, ma solo di lasciare una traccia di notizie o di pensiero
o di volontà imprimendola su qualche cosa di più o meno
solido.
Così l’informatica. Essa era già di per sé
derivata da tecniche sviluppate per il calcolo matematico e scientifico
(molti centri di elaborazione dati continuano a chiamarsi CENTRO DI
CALCOLO; altri hanno cambiato il nome in CENTRO D’INFORMATICA).
Nacque comunque per organizzare archivi sempre più vasti, ma
pur sempre e solo archivi di attività che si compivano al di
fuori degli elaboratori. E per questi scopi si è perfezionata,
contemporaneamente alla telematica. Ma ora ci si accorge che gli strumenti
consentono di andare ben oltre e modificare davvero la qualità
della vita, che - come ho detto prima - è il presupposto perché
si possa ritenere esatta l’affermazione che si sta passando
ad una nuova era.
Oggi i sistemi informatici delle pubbliche amministrazioni sono quasi
sempre sottoutilizzati e non hanno risolto il problema della produttività.
Ho già detto dell’incongruenza del ‘doppio binario’.
Aggiungo che solo in qualche settore si è chiesto all’elaboratore
di fare di più rispetto alla mera organizzazione e riordino
della banca dati. Se vi è l’archivio dei dipendenti pubblici,
si è programmato l’elaboratore in modo che gli avanzamenti
automatici di carriera e di stipendio siano eseguiti dall’elaboratore
ed evidenziati in ogni sede, a cominciare dagli stipendi.
Si è poi passati a qualche altro risparmio di attività
umana dando valore giuridico a documenti che escono dalla stampante
del centro di elaborazione pubblico. Infatti i dipendenti e pensionati
pubblici hanno potuto constatare che i modelli 101 e 201 automatizzati,
emessi dalle direzioni provinciali del Tesoro, a partire dal 1985
(redditi 1984) sono emessi senza firma autografa, ma con l’indicazione
a stampa del nome del Direttore e di un codice che consente di controllare
immediatamente la posizione ed i dati relativi. Questi atti furono
autorizzati da apposite disposizioni di carattere generale del Ministro
delle finanze. Altri esempi che vengono evidenziati sono: i certificati
elettorali, interamente redatti a stampa; la dematerializzazione dei
titoli del debito pubblico, che da molti anni non vengono più
stampati; le certificazioni automatiche ("self service")
di anagrafe e di stato civile, disciplinate dall’art. 15-quinquies
del D.L. 28 dicembre 1989, n. 415, aggiunto dalla L. di conversione
28 febbraio 1990, n. 38. Ricordo infine l’art. 6-quater del
D.L. 12 gennaio 1991, n. 6, aggiunto dalla L. di conversione 15 marzo
1991, n. 80: per gli enti locali autorizza "l’emanazione
di atti amministrativi mediante sistemi informatici", nei quali
la firma autografa "è sostituita dalla indicazione a stampa"
ed il documento "è valido fino a querela di falso".
Pur essendo un fautore di una rapida introduzione delle innovazioni,
considero questa norma imprudente, dato che manca la previsione della
benché minima cautela.
Meno importante è invece l’art. 22, della L. 7 agosto
1990, n. 241: nel primo comma si stabilisce il diritto di accesso
del cittadino ai documenti amministrativi e nel secondo comma è
detto che "si considera documento amministrativo ogni rappresentazione
grafica, fotocinematografica, elettromagnetica o di qualunque altra
specie del contenuto di atti, anche interni, formati dalle Pubbliche
Amministrazioni, comunque utilizzati ai fini dell’attività
amministrativa". Il legislatore non aveva lo scopo di affrontare
la questione del valore legale degli atti non cartacei, ma solo di
sancire il diritto di accesso a "documenti", di qualunque
natura essi siano; si pensi ad una ispezione sanitaria nel corso della
quale siano state effettuate riprese filmate: queste costituiscono
"documenti" ai fini della citata norma. E con lo stesso
criterio sono accessibili al cittadino le documentazioni in memoria
elettronica.
Piuttosto è da sottolineare che la legge 241/90 (riforma dei
procedimenti amministrativi) persegue obbiettivi di grande modernità,
quali: A) la trasparenza, B) la responsabilizzazione del funzionario
cui ogni pratica deve essere effettivamente affidata, C) lo snellimento
delle procedure. Tutti obbiettivi che potrebbero restare sulla carta
nello stato di caos in cui versano la maggioranza delle amministrazioni
pubbliche. Ma la teleamministrazione, nel suo progetto globale, ed
anche in quello pilota, comprende una serie di procedure e di finalità
primarie con ‘sottoprodotti’ interessantissimi, che garantirebbero
il pieno raggiungimento dei traguardi della L. 241.
Gli esempi che ho fatto prima (modelli 101; certificati elettorali)
sono tuttavia molto limitati rispetto ad un progetto globale di teleamministrazione.
Pur nelle linee generali, una esauriente illustrazione del progetto
richiederebbe più tempo di quanto appare compatibile con la
pazienza dell’uditorio. Rimando quindi al libro che oggi viene
presentato e mi limito ad una rapida sintesi, restando comunque disponibile
per integrare in sede di replica e di dibattito.
A) PRESUPPOSTI GIURIDICI.
FASE SPERIMENTALE. Se la fase sperimentale si svolgerà presso
l’Università di Cagliari, ci si potrà giovare
dell’autonomia statutaria ed amministrativa che la legge ha
concesso alle Università. Lo statuto (in corso di redazione)
potrà contenere una norma che autorizza l’emanazione
di un più dettagliato regolamento universitario che prevede
procedure di teleamministrazione, con pieno valore legale degli atti
elettronici.
FASE DI TELEAMMINISTRAZIONE GLOBALE. Il Consiglio di Stato ha detto
che non esiste un principio generale in base al quale gli atti amministrativi
devono essere necessariamente scritti. Tuttavia, per realizzare il
progetto globale sarà necessario riformare varie leggi che
prescrivono particolari registri, timbri e firme di atti. Vi è
un disegno di legge governativo che attribuisce molto semplicemente
valore giuridico all’atto in forma elettronica. Penso tuttavia
che occorra qualche specificazione maggiore, se non altro con rinvio
ad un regolamento, per le garanzie del sistema.
B) FASE SPERIMENTALE E OBBIETTIVO FINALE. Come si capirà anche
dai pochi cenni che farò, l’obbiettivo finale è
talmente grandioso da necessitare di una una fase di sperimentazione.
Nessuno è infallibile: correggere il tiro, rettificando tecniche
e procedure è più facile in una sperimentazione limitata
ad una amministrazione di dimensioni non eccessive, piuttosto che a
tutta l’amministrazione pubblica.
Per la fase sperimentale si è già candidata l’Università
di Cagliari, cui fanno capo circa 1.200 impiegati, altrettanti docenti
e quasi 50.000 studenti. Per il momento non sono arrivati i fondi necessari,
e quindi anche altre amministrazioni sarebbero in grado di costituire
adeguato laboratorio di sperimentazione avanzata. Purché l’iniziativa
non venga sottratta alla Sardegna, dove nacque: fu infatti a maggio
del 1978 che - con priorità che sarebbe falsa modestia non rivendicare,
visto che è pubblicata sulla Riv. amm. della Rep. Italiana -
lanciai l’idea dell’atto in forma elettronica e della firma
elettronica (termine oggi divenuto corrente ed accettato in tutte le
sedi). Feci assopire la proposta perché poco dopo vi furono le
truffe a danno del BANCOMAT e la tecnica apparve ancora poco progredita
per rendere immune da interventi criminosi una P.A. impostata su di
una amministrazione senza carta, tutta elettronica.
Ora la situazione è totalmente cambiata: vi è un generale
consenso per il progetto (a parte il d.di L. governativo di cui ho detto).
Le tecniche a disposizione consentono - per un sistema di teleamministrazione
- garanzie molto superiori a quelle che può offrire la carta.
Ma di queste tecniche dirò appresso.
C) OBBIETTIVO FINALE. Si parte dal presupposto che quasi tutte le carte
prodotte dalla P.A. sono destinate alla P.A. (la stessa, o altri uffici
o enti). Infatti il cittadino ha poca esigenza di conservare carte.
Se chiede un certificato o un nulla osta lo fa per portarlo ad un’amministrazione
che lo inserirà in un procedimento. Certamente esisteranno ancora
atti da incorniciare come i diplomi di laurea o da affiggere obbligatoriamente
come le licenze di commercio. In questi casi vi sarà una stampante
che riprodurrà su carta l’atto elettronico ed un funzionario
responsabile della stampante che timbrerà e firmerà la
copia conforme. Pur essendo aperto ad una innovazione radicale e rivoluzionaria
del sistema non mi sento di concordare con chi propone che abbia valore
il documento così come esce dalla stampante. Attenzione, però,
la firma che vorrei che fosse apposta con penna su carta non è
quella di chi ha emanato, cioè ha deciso l’atto, ma di
un funzionario di rango inferiore, addetto alla stampante e responsabile
solo della certificazione che gli atti provengono dalla stampante del
sistema. Sono possibili anche altri accorgimenti per garantire l’autenticità
della provenienza di questo documento stampato, ma non è il caso
di dilungarsi oltre.
Tutte queste carte che oggi circolano tra un ufficio e l’altro,
tra un’amministrazione e l’altra, nello stesso edificio
o tra città diverse, con duplicazioni di archivi, rallentamenti
ben noti e disfunzioni di ogni tipo, a volte solo per giungere sul tavolo
giusto, saranno sostituite da interventi telematici. NON PIÙ
TANTE PRATICHE PER OGNI FASE PROCEDIMENTALE, MA UNA SOLA PRATICA PRESSO
IL CENTRO ELABORAZIONE DATI DI UNA SOLA AMMINISTRAZIONE CAPOFILA (non
ha importanza quale sia: sarebbe logico che fosse quella che deve emanare
il provvedimento finale). Questa amministrazione gestisce tutta la procedura,
anzitutto per le fasi al proprio interno, ed allertando telematicamente
tutte le amministrazioni che devono intervenire sul procedimento (Non
posta elettronica: questo sarebbe un altro equivoco: non si spedisce
elettronicamente la pratica, ma si attiva solo un invito ad intervenire
telematicamente sulla pratica che pende presso quel dato Centro e solo
presso di esso).
Dato che tutti i passaggi che prima assorbivano mesi ed anni avverranno
in tempo reale, ho anche scritto nel libro che si tenderà sempre
più a passare dal sistema del procedimento (tanti atti differenti,
uno collegati all’altro), ad un unico atto amministrativo complesso
(tante volontà espresse in un unico atto).
D) LE GARANZIE OFFERTE DALLA TECNICA. Prima di dedicare il mio tempo
ad un progetto destinato a rivoluzionare la pubblica amministrazione,
ho ritenuto preliminare uno sconfinamento conoscitivo in campi di non
mia naturale pertinenza, ossia in quello delle tecniche disponibili
e della sicurezza. Su entrambi questi temi nel libro esistono due articoli:
uno dell’Ing. Casanova, sui profili tecnici, ed uno del Dott.
Pansa, che è il massimo esperto della Polizia di Stato per i
reati informatici.
In sostanza, la sicurezza contro eventi dolosi e fatti accidentali dovrebbe
essere assicurata soprattutto dai seguenti accorgimenti:
1) Memorizzazione presso più sedi distanti tra loro del lavoro
quotidiano;
2) Scelta come mezzo di memorizzazione dei dischi Worm (non riscrivibili):
se si sbaglia bisogna seguire una procedura palese di correzione;
3) Firma elettronica altamente garantita, ossia identificazione dell’operatore
a mezzo di speciali carte elettroniche: le più sofisticate possiedono
una propria ‘intelligenza’ e sono in grado di dialogare
con l’elaboratore. Inoltre, poiché l’esperienza ha
già insegnato che i maggiori abusi sono stati compiuti nell’ora
del caffè (il terminale è acceso, abilitato dalla password,
ma non presidiato), la carta di identificazione abilita il terminale
solo finché resta inserita. Chi si assenta la deve portare con
sé. Si può anche prevedere come garanzia ulteriore la
digitazione di una password personale.
4) Memorizzazione sulla stessa carta di identificazione degli estremi
(ora e protocollo; non tutto il testo) delle ultime operazioni effettuate
(vi sono carte in grado di memorizzare migliaia di pagine). Controllo
automatico della corrispondenza delle operazioni sulla card con le operazioni
che risultano al centro di elaborazione.
E) I VANTAGGI DELL’INNOVAZIONE.
Per quanto si possa sforzare la fantasia, è certo impossibile
prevedere tutte le utilità aggiuntive che potranno essere attuate
a seguito dell’introduzione della teleamministrazione, ossia dal
solo fatto che tutta l’attività è memorizzata e
telematicamente disponibile in ogni ufficio amministrativo italiano:
la pratica suggerirà sotto molti aspetti soluzioni migliorative
della organizzazione del lavoro e certamente la fantasia che può
essere consentita oggi sarà superata dalla realtà; come
ho già detto, chi inventò la scrittura non era consapevole
di avere dato inizio ad una nuova era dell’umanità: così
oggi non possiamo essere pienamente consapevoli di tutte le evoluzioni
che consentirà il solo fatto che tutta l’attività
amministrativa sarà disponibile in forma elettronica ed in rete.
Per intenderci: quando anni fa nacque l’editoria elettronica si
pensava solo a stampare libri con un sistema più moderno del
piombo. Oggi si sfrutta tutta questa massa di dati memorizzati per creare
uno strumento nuovo e modernissimo di banca dati: le CDROM che gli editori
offrono sempre più spesso sul mercato: GIURISPRUDENZA PLURIENNALE;
LEGGI; SOLE 24ORE...
I vantaggi ed i progressi ulteriori che si possono sviluppare sopra
un sistema globale di teleamministrazione sono innumerevoli e - ripeto
- imprevedibili. L’esposizione sintetica che segue non vuole essere
quindi altro che una esemplificazione di talune utilità che a
priori si possono ipotizzare.
- Evidenziamento delle disfunzioni procedurali. Premesso che il progetto
di teleamministrazione si presenta come "neutrale" rispetto
alla sostanza degli atti, alle competenze e ad ogni procedura, esame
e parere necessario per l’emanazione dell’atto conclusivo,
l’incanalamento delle procedure in modo informatico non mancherà
di rendere più palese le incongruenze e le inutilità di
certe fasi del procedimento, incentivando le modifiche normative di
sostanza.
Mi spiego:
oggi si mescolano e si confondono tra di loro incongruenze esclusivamente
normative e malfunzionamenti dovuti alle altre cause. Eliminate le altre
cause di disfunzioni, verrà spontaneo eliminare anche le incongruenze
normative. Per esempio: la classica firma dell’organo di vertice
dell’amministrazione si rivelerà sempre più come
una formalità superflua, posto che di fatto tutto il problema
è esaminato dall’autorità inferiore. Con la teleamministrazione
le procedure prevederanno l’accodamento automatico degli atti
presso l’ufficio che deve completare l’iter in via conclusiva
o ulteriormente interlocutoria. Ebbene, nulla impedirebbe di stabilire
di rendere automatico che, per certe tappe notoriamente divenute puramente
formali - trascorsi 10 giorni - la pratica prosegua senza avere più
bisogno della firma (elettronica) dell’autorità. Questa
pertanto, se ne ha voglia e possibilità, può interferire
nella sostanza dell’atto, assumendosene le responsabilità
(e si presume che lo faccia nelle ipotesi di maggiore importanza); altrimenti
può lasciare passare i dieci giorni di cui sopra e l’atto
si perfeziona con la sola responsabilità di chi lo ha effettivamente
redatto. Potrebbe anche essere previsto un intervento dell’autorità
in questione che, prima ancora dei dieci giorni, ne disponga l’eseguibilità
senza ingerenza, cioè con sola responsabilità del funzionario
che ha preparato l’atto.
- Elaborazione automatica di dati. Una volta immessi tutti i dati del
problema, si potranno studiare, settore per settore, decisioni automatiche
predisposte dall’elaboratore, in misura ben più vasta di
quanto si possa fare attualmente. Un gran numero di interventi, di puro
riscontro, saranno sottratti al lavoro dell’uomo ed affidati all’elaborazione
elettronica. I limiti di queste possibilità saranno oggetto di
attenti studi. Nel libro un primo approccio è affidato ad A.
Usai.
- Controllo preventivo e tipologico degli atti, al fine di eliminare
tutti gli errori rispetto allo standard, predefinito sulla base delle
norme legislative, regolamentari o di prassi consolidate. La standardizzazione
è - quando ben adoperata - motivo di ordine interno e di chiarezza
verso l’esterno. In tale ottica si pongono sia gli schemi pre-definiti,
sia le formule già studiate per atti di un certo tipo ricorrente.
Si crea un deterrente nei confronti di chi volesse operare in modo disinvolto
o comunque non conforme alle regole.
- Facilità di ricerca di ogni documento: dalla ricerca per parole
libere; alla ricerca per parole chiave (cioè predeterminate in
una particolare intestazione o classificazione); restringimento della
ricerca per date, per tipo di atto o sotto altri canali; ricerche su
dati multipli, incrociati ed anche incompleti.
- Statistiche. Possibili statistiche di ogni tipo in tempo reale: generali
e settoriali. Particolare importanza assumerebbero le statistiche locali
volte ad individuare i carichi di lavoro, ai fini di una migliore utilizzazione
del personale. Il politico e chi opera ad alti livelli di responsabilità
può disporre di informazioni aggregate in tempi molto brevi e
può prendere quindi decisioni più tempestive ed efficaci.
- Organizzazione del lavoro. Sono possibili numerose innovazioni. Ad
esempio: una volta individuato come criterio di produttività
la quantità di lavoro e non l’orario di ufficio, potrebbe
essere autorizzato anche il lavoro a domicilio tramite un terminale.
- Presenza del pubblico dipendente nel proprio ufficio. Quando le necessità
di contatto fisico tra gli uffici si riducono al minimo e si comunica
tramite reti telematiche, l’impiegato non avrà motivo di
essere assente dalla propria stanza per ragioni di servizio. Conseguentemente
anche le assenze abusive, non potendosi più confondere con quelle
giustificate, si ridurranno sensibilmente.
- ‘Motivazione’ del personale dipendente pubblico nell’espletamento
del proprio lavoro. La partecipazione ad un sistema innovativo moderno
e guidato da elaboratori, renderà i pubblici dipendenti consapevoli
di essere partecipi di un’"azienda" moderna e non più
di un’organizzazione universalmente additata come il massimo dell’inefficienza.
- Protocollo individuale dei singoli funzionari. Già in qualche
amministrazione si è tentato di impostare protocolli interni
cartacei, ma i risultati sono stati scarsi, anche perché non
si è potuti andare al di là di protocolli di ufficio,
il quale è di regola composto da più funzionari. L’accodamento
automatico del lavoro presso l’impiegato che deve operare, illustrato
nel libro, significa anche protocollo individuale del complesso delle
pratiche che pervengono o passano per quel determinato dipendente pubblico;
esso costituirà un essenziale presupposto della trasparenza della
Pubblica Amministrazione, prevista dalla L. 241/90, di cui si è
già detto: ogni pratica deve essere assegnata ad un responsabile
ed al relativo terminale: non possono esservi pratiche la cui responsabilità
resti incerta. Discende da questa innovazione uno stimolo importante
verso ciascun dipendente pubblico a non apparire il punto di stasi della
procedura de quo. Potrà essere anche affrontata la possibilità
di premiare la produttività accertata obbiettivamente dall’elaboratore.
- Impossibilità di perdita di documenti, attraverso memorizzazioni
plurime, in sedi diverse, con tecnologia "worm" (dischi ad
alta capacità, non riscrivibili).
- Ordine dell’archivio, non affidato alla buona volontà
del singolo, ma studiato ed automatizzato da sistemisti in via generale.
- Trasformazione di molti procedimenti in atti complessi. La rapidità
delle operazioni di intervento delle diverse autorità competenti
nell’emanazione dell’atto, renderanno possibili emanazioni
di atti che nel loro stesso testo contengano i predetti interventi,
oggi normalmente emanati in forma di atti autonomi, facenti parte di
un procedimento.
- Riduzione dei casi di disparità di trattamento. La computerizzazione
delle procedure condurrà ad una standardizzazione inizialmente
formale (lavoro su "maschere" tipo per ciascuna categoria
di atti) e via via sempre più sostanziale, sulla base di esperienze
di casi precedenti: il provvedimento potrà cioè essere
formulato anche sulla base di parti di testo predisposti per le varie
soluzioni da dare al caso; potranno infine, talora in via di fatto,
ma anche formalmente, con interventi normativi, essere ridotte le sfere
di discrezionalità amministrativa, per consentire un maggiore
spazio alle procedure completamente automatizzate.
Ma, anche al di là di questa evoluzione e di questi perfezionamenti
specifici, la sola possibilità di facile richiamo da banca dati
dei precedenti simili, per esaminare i criteri discrezionali usati,
renderà evitabile la disparità colposa e più controllabile
quella dolosa. Salva sempre la possibilità di mutamenti di indirizzo,
purché palesi e motivati, secondo quanto già attualmente
consentito.
LE PROSPETTIVE DI ATTUAZIONE DEL PROGETTO
a) MOTIVI DI OTTIMISMO
1) Generale consenso in tutti gli ambienti competenti, ivi compresa
la Funzione Pubblica. L’improduttività della Pubblica Amministrazione
è forse il principale motivo di regresso dell’Italia nella
graduatoria delle Nazioni progredite. Modificare tale situazione costituirebbe
una svolta storica.
2) In ambito CEE fervono elaborazioni di standard di atti giuridici
per lo scambio in forma elettronica e telematica. Nato soprattutto per
esigenze di commercio, l’E.D.I. (Electronic Data Intechange),
dovrà costituire un metodo di lavoro anche per gli atti amministrativi.
3) La candidatura offerta fin dal 22 febbraio 1991, e più volte
ribadita, da parte del Senato Accademico dell’Università,
su proposta di tre Facoltà: Scienze Politiche, Giurisprudenza,
Economia e Commercio.
4) Il costo non eccessivo della sperimentazione: non si tratta di migliaia
di miliardi (come si è abituati a sentire quando si parla di
problemi di riforme globali dello Stato), ma di qualche miliardo (non
di meno, perché i prototipi sono sempre costosi).
5) Le nuove tecniche di interfaccia utente, che si chiamano ‘amichevoli’,
sono al momento riservate ai personal computers; esse saranno estese
anche ai grandi sistemi e quindi alla teleamministrazione: in tal modo
anche i dipendenti pubblici meno disponibili all’uso dei computers
troveranno agevole il nuovo modo di lavorare. I grandi sistemi, anzi,
essendo finalizzati ad un numero predefinito di procedure, potranno
essere ancora più amichevoli di un p.c., guidando l’operatore
con un sistema di menu o scelte alternative. L’obbiettivo massimo
sarà un sistema d’uso per il quale non serva né
un corso né un manuale: il pubblico dipendente dovrà conoscere
solo i problemi di sostanza, poiché quelli informatici non esisteranno.
Ovviamente non esisteranno per lui, dato che un sistema che miri a tale
livello di facilità sarà naturalmente molto più
complesso nella fase di progettazione di realizzazione; ma non è
necessario che l’utente non se ne renda conto.
b) MOTIVI DI PESSIMISMO
1) La nazione sta affrontando gravi problemi. Il Governo è impegnato
a risolvere questioni economiche di rilevanza eccezionale. Tuttavia,
se accanto ai tagli si affronta una modesta spesa di altissima produttività
si darebbe un segnale di fiducia e si allontanerebbe lo spettro della
recessione.
2) Il progetto proviene da ambienti di pura scienza, nel senso che non
proviene da alcuna parte politica. Questa apparente forza morale potrebbe
costituire un handicap sul piano pratico. Potrebbe accadere che tutto
resti fermo per qualche anno e che poi all’improvviso venga creato
un "carrozzone" per dare vita a quel rinnovamento che poteva
iniziare molto prima ed in modo certo molto meno costoso.
3) Vanno vinte le resistenze psicologiche all’innovazione. Va
detto però che se si è abituati a lavorare su carta, si
potrà continuare a farlo. Io stesso, dopo avere scritto al computer
preferisco rileggere e correggere su carta. L’importante però
è che poi le correzioni passino dalla carta al computer: la carta
è stata solo un passaggio strumentale e provvisorio.
4) Vi è poi il problema del collegamento dei vecchi archivi con
il nuovo sistema. Questo non è un problema gonfiato, ma esiste
realmente, come lo stesso Ministro per la funzione Pubblica evidenzia
nella presentazione del libro, ma, come dice il Ministro, va affrontato
per risolverlo. Si potranno impostare pratiche nuove inserendo in esse
documenti vecchi, memorizzati sotto forma di immagine; alcune pratiche
potranno essere parzialmente elettroniche. Comunque è certo che,
man mano che il tempo passerà, le necessità che nuove
pratiche si basino su documenti ante riforma saranno sempre minori.