Cagliari,
5 marzo 1999
Pisa,
15 maggio 1999
Giovanni
Duni
LO
SPORTELLO UNICO TRA INNOVAZIONE E REMORE(*)
a) Sportello tradizionale
e sportello tecnologico.
Il concetto
di "sportello" coinvolge i rapporti tra cittadino e pubblica
amministrazione nei suoi aspetti positivi ed in quelli deteriori.
Se pensiamo
allo sportello in senso letterale, prevale laspetto fisico: piccola
porta, un varco in un vetro, che consente di parlare e di passare carte
tra impiegato ed utente. Accompagniamo lidea (che già di per sé
implica un distacco tra autorità e suddito) ad una lunga fila e laspetto
deteriore dellimpatto con la P.A. è completo.
Ma sportello
è anche un concetto logico, cui può corrispondere una realtà materiale
molto più positiva. Sportello è il momento di incontro tra cittadino
e P.A., che può avvenire in un ufficio senza barriere fisiche, con un
funzionario che riceve il cittadino presso il suo tavolo, facendolo
sedere su di una comoda poltrona.
Un altro
profilo che viene in mente negli ultimi anni è quello di sportello tecnologico.
Le ditte costruttrici di tecnologie informatiche da tempo offrono alle
P.A. apparecchiature molto avanzate per mettere in contatto le P.A.
ed i cittadini in modo automatico. Si tratta invero di piccoli gioielli
tecnologici, facili da usare: spesso basta toccare semplicemente lo
schermo. Oggi i più completi, per talune funzioni, richiedono il riconoscimento
del "cliente" per mezzo di un tesserino (tessera elettronica
del cittadino o, più semplicemente, il tesserino magnetico del codice
fiscale).
Il problema
di tutte queste tecnologie è la necessità di riempirle di funzioni,
ossia di utilizzarle effettivamente in proporzione allinvestimento
che comportano. Abbiamo avuto dei casi di sportelli tecnologici che
si limitavano a fornire gli orari degli uffici e dei musei.
Oggi le
potenzialità sono meglio sfruttate, soprattutto presso comuni del nord
Italia: non solo si possono avere certificati automatici, ma si è anche
avviata la possibilità di inoltrare istanze ed innescare così procedimenti
amministrativi. Queste possibilità sono oggi estremamente potenziabili
da quando è stata adottata la soluzione della firma digitale come metodo
di firma elettronica. Oggi è possibile identificare in modo certo che
chi sta operando dietro un terminale elettronico è realmente la persona
giusta.
Devo dire
subito che la soluzione dello sportello automatico non è lunica
soluzione avanzata possibile. Ve ne sono almeno altre due: A) lo sportello
presidiato da un impiegato, supportato da un efficiente terminale informatico;
B) lo sportello virtuale, ossia laccesso alla P.A. attraverso
le reti telematiche: ossia, attraverso Internet.
Lo sportello
presidiato - a fronte di una minore apparenza di modernità - offre dei
vantaggi indiscutibili. Spesso il cittadino sente il bisogno di colloquiare
con un impiegato. Non si tratta solo di una esigenza psicologica: spesso
il colloquio chiarisce problemi che linterfaccia della macchina
lascerebbe irrisolti, con un totale blocco della situazione.
Lo sportello
virtuale tramite Internet, fino a qualche anno fa sembrava inaffidabile,
ma da quando è stata adottata la firma digitale come metodo di identificazione
certa delloperatore si sono aperte delle prospettive enormi. Nel
campo commerciale il commercio elettronico si avvia ad assumere un ruolo
sempre più importante. Nel campo delle P.A. i Comuni più avanzati stanno
attivando soluzioni di accesso alle procedure tramite internet (ho letto
che Trieste avrebbe scelto questa metodologia).
Non mi sento
di optare per luna o laltra di queste tre soluzioni: secondo
me occorrerà operare su tutti e tre i fronti, attivando sportelli automatici,
sportelli presidiati ed accessi via Internet. Le esigenze di "colloquio"
tra P.A e cittadino sono infatti molto varie oggettivamente: si va dalla
necessità di informazioni di carattere generale alle informazioni specifiche
su procedure avviate dallinteressato, fino alla attivazione di
procedimenti. Lutenza poi è molto varia: si va dal professionista
evoluto, al servizio di una grande impresa, alla vecchietta di paese.
Sono anche molto diverse le realtà delle varie P.A.; tuttavia - discutendo
di obbiettivi - dobbiamo sempre puntare al meglio e quindi puntare a
tutti i tre tipi di sportelli tecnologici. Sul piano pratico è ovvio
che rispetto a situazioni di arretratezza dobbiamo prevedere tempi più
lunghi; rispetto a comuni piccoli dobbiamo proporre consorzi, la cui
attuazione è ben possibile attraverso la rete, che annulla le distanze.
Questi consorzi tra Comuni potrebbero essere molto proficuamente gestiti
presso lente Provincia, che in tal modo vedrebbe rivitalizzato
il proprio ruolo.
.
b) Le novità normative:
le fonti.
Lo sportello
unico è sempre stato unaspettativa latente del cittadino. Come
vedremo più oltre, era punto centrale degli studi progettuali della
teleamministrazione. Il legislatore del 1998 ha ritenuto di poterlo
realizzare fuori da un sistema organico di workflow telematico, limitandolo
per altro allinsediamento delle attività produttive. Ma, anche
con questa limitazione, le difficoltà non saranno poche: gli amministratori
ed i dirigenti degli enti locali hanno già manifestato le loro preoccupazioni.
Le prime
difficoltà esistono già al momento di individuazione delle fonti normative
di riferimento. I testi da considerare sono i seguenti:
d) la gestione
telematica dellinformazione sui procedimenti avviati.
Lasciano
comunque aperta la porta ad un più ampio ricorso alla telematica: è
importante perché apre la strada a realizzazioni più avanzate, senza
necessità di interventi legislativi.
Riscontriamo
quindi due limiti importanti della normativa:
1) Questi tre obbiettivi attengono agli insediamenti delle
attività produttive, quindi non riguardano il comune
cittadino.
2) Inoltre il D. 112 ed il DPR 447 NON impongono la vera
e propria gestione telematica del procedimento. Quindi:
è possibile la procedura cartacea, con la comunicazione di tutti
i passi ad un sistema di informazione. Questo sistema di informazione
potrebbe essere il protocollo informatico di cui al DPR 20 ottobre 1998,
n. 428.
Dico subito
che il protocollo informatico, isolatamente considerato, non è certo
lobiettivo che soddisfa chi persegue il meglio dellefficienza.
Lobiettivo dellinformazione telematica al cittadino (ed
alla stessa P.A.) è certamente importante, ma, se perseguito in un mondo
ancora cartaceo, potrebbe costituire un appesantimento delle procedure.
Il D.P.R. 428 non è molto esplicito, ma una corretta interpretazione
dovrebbe collegarsi agli obbiettivi di cui allart. 2, comma 2,
del D.P.R. 447/8. La conseguenza sarebbe la necessità della regola secondo
la quale non si può spostare nessuna carta da un tavolo allaltro,
se laddetto al protocollo informatico non ne prende nota per consentire
linformazione telematica: unattività aggiuntiva non trascurabile.
La prima
lacuna del sistema, ossia la limitazione del vantaggio alle sole procedure
per gli insediamenti produttivi, deve essere colmata al più presto generalizzando
il sistema dello sportello unico per tutte le procedure amministrative
e quindi per tutti i cittadini. Questo obbiettivo richiede un più
completo sfruttamento della delegificazione di cui allart. 20
della L. 59/97, che consenta lestensione del metodo dello sportello
unico. Anzitutto alle procedure che coinvolgono in primis lamministrazione
comunale (pensiamo alle concessioni edilizie a favore di tutti gli aventi
diritto). Ritengo però che - attraverso la telematica - lo sportello
unico per il cittadino debba essere decentrato localmente anche per
procedure che giuridicamente riguardino essenzialmente lo Stato, la
Regione e la Provincia, anche senza coinvolgimento del Comune.
Avvicinare
la P.A. al cittadino deve essere il metodo operativo generale e non
deve riguardare solo le pratiche comunali. Quando prenotiamo un aereo
(a quanto mi è stato detto), attiviamo una procedura presso un centro
elaborazione dati situato in India. Cosa impedisce che anche pratiche
automobilistiche o di porto darmi o di edilizia scolastica superiore
non possano essere attivate fisicamente presso un Comune, anche se poi
saranno gestite da un altro ente? Limportante è combinare le esigenze
del cittadino con le competenze previste dalla legge.
Sia per
le finalità dello stesso D.P.R. 447, sia per questi più ampi progetti,
è evidente la necessità di fare un passo avanti nellutilizzo della
telematica: secondo me esistono tutti i presupposti per rifiutare lo
sportello unico cartaceo, e puntare direttamente allo sportello unico
telematico, inteso nel senso più corretto e completo di sportello unico
che attiva un workflow telematico allinterno della stessa amministrazione
e nei rapporti con le altre amministrazioni che devono essere coinvolte
nel procedimento. Una siffatta soluzione, che poi non è altro che
la teleamministrazione ideata nel 1978 e perfezionata nel 91-93, assorbe
ogni altro problema (non occorrono attività aggiuntive per il protocollo,
poiché è lo stesso sistema del lavoro telematico che crea automaticamente
le informazioni di protocollo; non vi sono problemi di ubicazioni fisiche
degli sportelli, poiché le reti annullano le distanze e non sarà più
necessario venire a Cagliari per le pratiche che riguardano la Regione
o lo Stato.
d)
Sportello unico e sportello unico telematico. La teleamministrazione.
Come ho
accennato, le tecnologie consentono soluzioni avanzatissime. La difficoltà
sta nellutilizzarle, ossia nelladattare le tecnologie al
diritto ed il diritto alle tecnologie e nellinserire poi effettivamente
le soluzioni nelle apparecchiature disponibili.
Una delle
prime proposte di modernizzazione effettiva che ebbi cura di formulare
fu quella di unificare le procedure relative ad una sola pratica innanzi
ad una sola amministrazione pubblica: si tratta del principio base della
teleamministrazione.
Ma qui è
forse opportuno fare una precisazione:
la teleamministrazione
si basa su concetti fondamentali di cui si celebra il XXennale: forma
elettronica, gestione in rete delle procedure e firma elettronica, intesa
come identificazione delloperatore. Ha le sue lontane origini
in una relazione che presentai nel convegno quinquennale della Corte
di Cassazione del 1978 nel quale ipotizzai latto amministrativo
in forma elettronica, il procedimento telematico e la firma elettronica
(nota 2).
La parola
teleamministrazione fu adottata più tardi, nel 1991, sempre in un convegno
della Corte di Cassazione e nel 1993 furono definiti i capisaldi di
questa nuova filosofia di gestione dellattività amministrativa.
I capisaldi
sono 10, ma, volendo concentrarci su quelli che attengono allo sportello
unico, mi limito ad esporre i primi:
- IL CITTADINO
PRESENTA LA PROPRIA ISTANZA PRESSO UNAMMINISTRAZIONE, CHE ASSUME
LA GESTIONE DELLINTERO PROCEDIMENTO.
- SI APRE
UNA "PRATICA AMMINISTRATIVA" UNICA, INDIPENDENTEMENTE DAL
NUMERO DELLE AMMINISTRAZIONI INTERESSATE.
- SIA PER
I PASSAGGI INTERNI, SIA PER I PARERI E NULLA-OSTA ESTERNI, VIENE TELEMATICAMENTE
INVIATO UN MERO "ALLERTAMENTO" AL TITOLARE DELLUFFICIO
CHE DEVE OPERARE IL SUCCESSIVO INTERVENTO DAL PROPRIO TERMINALE, DIVENTANDO
IL RESPONSABILE DELLA PROCEDURA IN QUELLA FASE.
- OGNI INFORMAZIONE
RELATIVA A PRESUPPOSTI ESISTENTI PRESSO PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI È
ACQUISITA IN VIA TELEMATICA, SENZA ATTIVITÀ DEL CITTADINO (attuazione
e superamento dellart. 18, commi 2 e 3, della L. 241/90).
OMISSIS"
Vi sono
altri capisaldi, ma soprattutto i primi tre chiariscono che teleamministrazione
e sportello unico telematico sono praticamente la stessa cosa e vanno
entrambi fatti risalire al 1991-93. Del resto sarebbe stato assurdo
che, nellimpostare una soluzione innovativa o, come fu detto,
rivoluzionaria, riproducessi in forma elettronica i difetti dellattività
cartacea.
Se abbandoniamo
la carta, che ha tanti pregi (soprattutto, per me è meno stancante nella
lettura), lo facciamo perché la carta impedisce i flussi di lavoro telematico
(workflow): solo i segnali elettronici corrono sui fili e quindi solo
documenti elettronici potranno essere accettati nel nuovo sistema. Ma
allora, sacrificata la carta sullaltare del workflow, sarebbe
assurdo non strutturare il sistema al meglio delle potenzialità disponibili.
Ecco perché
si escluse che il cittadino dovesse presentare istanze presso varie
amministrazioni per la stessa pratica. Ecco perché si escluse lidea
che il flusso di lavoro dovesse avvenire con la posta elettronica, che
ha almeno due inconvenienti: 1) duplica i documenti ogni volta che la
si usa, con ovvi problemi nella univocità dei riferimenti; 2) spezza
ogni volta lunicità della procedura telematica presso il server
dellamministrazione procedente.
e)
Il D.Legisl. 112 ed il DPR 447 tra innovazione e ristagno. Il problema
dei rapporti tra amministrazioni diverse.
Perché il
D. Legisl. 112 del 1998 ed il regolamento 447 prevedono lo sportello
unico anche nel mondo dellamministrazione cartacea?
È prevalso
lintento di non ritardare leffetto pratico per il cittadino-imprenditore,
ove lattuazione effettiva della teleamministrazione dovesse prendere
tempo. La Confindustria premeva per lobbiettivo dello sportello
unico ed il Governo la ha accontentata: entro il 27 maggio 1999
tutti i Comuni devono essere in grado di gestire le domande di insediamenti
produttivi (2 mesi per lentrata in vigore del regolamento DPR
447/98 + 90 giorni = 27 maggio).
Non si tratta
di termini puramente ordinatori: si attribuisce al cittadino imprenditore
una situazione soggettiva ben individuata: probabilmente si tratta di
"meri interessi legittimi" e quindi non sarebbe accolta una
richiesta di risarcimento di danni; giova tuttavia ricordare che la
lett. h, del comma 5 dellart. 20 della L. 59/97, prevede indennizzi
forfetari per i ritardi delle P.A. (nota
3): norma costituente principio direttivo per il
potere regolamentare delegificante, che non è stata tuttavia utilizzata
nellemanazione del regolamento sullo sportello unico (nota
4).
Lasciamo
per un momento da parte le preoccupazioni del termine del 27 maggio
e vediamo gli altri aspetti della innovazione.
Il cittadino
deve avere rapporti con una sola Amministrazione che gestirà lintera
procedura. Questa amministrazione, nelle norme esaminate, è il Comune.
E poiché
il Comune è lamministrazione territorialmente più diffusa, è destinata
a diventare lo sportello unico di tutte le procedure, anche oltre il
D.P.R. 447, che, a mio avviso, è da considerare solo un punto di partenza.
Le norme
che stiamo esaminando hanno solo innescato la semplificazione, addossando
un nuovo onere allente locale, che dovrà fare interagire differenti
amministrazioni pubbliche: onere tuttaltro che lieve e dal quale
non sono neppure escluse le procedure con autocertificazione previste
dallart. 6 e 7 del D.P.R. 447, nelle quali sono dobbligo
le verifiche successive ad opera delle varie amministrazioni interessate.
Ma potrà
funzionare tutto questo senza la telematica? Potranno le amministrazioni
locali, spesso inadeguate, sostituirsi davvero al cittadino-postino
nel trasmettere tutte le documentazioni necessarie alle amministrazioni
competenti per chiedere pareri e nulla-osta?
Dal punto
di vista della informatizzazione e della telematica le nuove norme aprono
degli sprazzi, quando impongono la necessità di rendere disponibili
in rete (internet?) le informazioni necessarie per avviare unattività
produttiva. Altri sprazzi si leggono là dove si prevede che documentazioni
potranno essere trasmesse alle altre amministrazioni in via telematica.
(Ho letto che Trieste avrebbe già avviato lulteriore passo dellinoltro
della domanda in via telematica, via internet, con identificazione del
mittente tramite la firma digitale).
Ma il 27
maggio è vicino e temo che non saranno poche le delusioni, fatta eccezione
per quei casi in cui si realizzino le seguenti condizioni:
1) si tratti di Comuni nel cui territorio non esistono eccessive
necessità di interazione con altre amministrazioni, per l’assenza
di vincoli paesistico e territoriali; sismici; idrogeologici; forestali
ed ambientali; a tutela del patrimonio storico, artistico ed archeologico;
2) negli altri casi devono concorrere due condizioni:
a) i Comuni devono avere la volontà e le capacità di avviare
procedure telematiche;
b) devono potere interagire con amministrazioni parimenti disponibili
ed attrezzate per il "colloquio" telematico.
Perché il
mio pessimismo se non si verificheranno queste condizioni? Mi baso su
di una esperienza assimilabile.
Anche la
L. 241 del 1990, allart. 18, voleva venire incontro al cittadino,
evitandogli i certificati ed andando oltre lautocertificazione:
bastava scrivere che i dati erano in possesso di altra amministrazione.
Ma non ha mai funzionato; tantè che si è dovuto rivitalizzare
lautocertificazione, regolamentata nuovamente, anche nel 1998.
È evidente
che solo un sistema telematico potrà rendere effettivo lo sportello
unico. Altrimenti il Decreto 447 rischia di risolversi in un boomerang
nella maggior parte dei Comuni che non potranno essere allavanguardia
dellefficienza: cessata la collaborazione del cittadino-postino,
lamministrazione comunale sarà intasata da tanti problemi aggiuntivi
da rallentare notevolmente la velocità del procedimento.
Un sistema
telematico, invece, specie se rispondente ai canoni della teleamministrazione,
tende a rendere unica procedura quella che oggi è un insieme
di procedure collegate. Il concetto di procedimento tenderà ad essere
sostituito da quello di atto amministrativo a formazione progressiva.
Ma a questo
punto il pessimismo si converte in ottimismo se si considera che si
è istaurata una sorta di gara tra i Comuni più avanzati per andare oltre
i minimi della normativa e tendere ad una gestione telematica più completa.
Il
mio auspicio è che la teleamministrazione diventi realtà attraverso
lo sportello unico: non per quei minimi delle norme, ma per lo stimolo
che lo sportello unico esercita ad andare avanti, sia come perfezionamenti
telematici, sia come estensione dei vantaggi anche al cittadino non
imprenditore.
f)
Prevenire la babele informatica degli sportelli unici.
Devo manifestare
una preoccupazione notevolissima sulla funzionalità del sistema globale
degli sportelli unici: se non si terrà subito conto del pericolo, si
potrà verificare una babele di soluzioni e per uscirne dopo esserci
accorti del guaio ci vorranno sforzi e spese assurde.
Ogni amministrazione
pubblica ha una sua autonomia di autorganizzazione e potrebbe adottare
sistemi informatici differenti, rendendo difficile, poi, la gestione
dei procedimenti che investono più enti. Lo sportello unico telematico
potrebbe fallire sul piano della varietà di soluzioni adottate in concreto.
Cosa potrebbe
accadere: un Comune grande o un consorzio di comuni piccoli potrebbe
adottare un sistema tecnico di sportello telematico di tipo A ed altri
una soluzione di tipo B, C, ecc.
Tutti questi
Comuni dovranno tuttavia colloquiare con le medesime amministrazioni
regionali e statali aventi competenze poste a tutela di specifici interessi
pubblici.
Se non si
vorrà gestire il tutto con il banale metodo della posta elettronica
(ho appena accennato agli inconvenienti che presenta) sarà indispensabile
che gli uffici centrali (Regione o Stato) che dovranno colloquiare con
più Comuni, usino uninterfaccia, cioè un software identico per
tutti: non sarebbe possibile pretendere dallo stesso funzionario
di imparare 10, 20, 100 sistemi, anche se simili nelle finalità.
Questo accadrebbe
perché con la gestione telematica dei procedimenti, alla luce delle
normative dello sportello unico e della filosofia di avvicinare
la P.A. al cittadino lufficio dellamministrazione
centrale diventa tecnicamente un terminale di quella periferica e non
viceversa. Potrebbe sembrare una stranezza, ma lavvicinamento
al cittadino impone nuove strategie organizzative.
Confidiamo
che questo messaggio venga raccolto da chi di dovere. (Fino a quando
non si sarà pronti a soluzioni globali - nel colloquio con le amministrazioni
esterne - è forse preferibile ricorrere al pur criticabile sistema della
posta elettronica).
I messaggi
che provengono dal mondo della ricerca in genere ed universitaria in
specie hanno dei destini imprevedibili: a volte giacciono per decenni
prima di essere recepiti; altre volte determinano facili entusiasmi
e - abbagliati dallobbiettivo finale - si rischia di non vedere
quei problemi che devono necessariamente essere affrontati fin dallinizio
perché lo scopo venga poi effettivamente raggiunto.
Concludo
dicendo che questo pericolo della babele degli sportelli unici è scongiurato
per la Sardegna, se, come si spera, verrà approvata la bozza di disegno
di Legge presentata dal Gruppo 8° per la riforma della Regione, che
ha previsto, per una informatizzazione globale del territorio regionale,
la creazione di un consorzio tra la Regione e tutti gli altri enti,
proprio allo scopo di gestire unitariamente le scelte che coinvolgono
più amministrazioni.
Vi ringrazio
dellattenzione.